Ispica conserva una produzione molto particolare e antica, introdotta in Sicilia al tempo della dominazione araba, il sesamo. La varietà ispicese è stata selezionata due secoli fa dai contadini della zona e ha un seme di piccole dimensioni, colore ambrato e sapore intenso.
La semina
Si semina tra aprile e maggio e si raccoglie tra fine agosto e settembre. La pianta è annuale, particolarmente rustica e con ridotte esigenze colturali. Raggiunge un’altezza di circa 150 cm e conserva fino a 70 preziosi semi all’interno di ciascuna capsula. Ogni pianta può produrre fino a 150 capsule e ogni ettaro poco più di 20 quintali di seme.
La raccolta
La raccolta è il momento più delicato. Si realizza con una mietitura manuale, quando le piante variano di colore e prima che le capsule si aprano naturalmente lasciando cadere i semi. Le piante sono quindi lasciate asciugare al sole per alcuni giorni e poi battute manualmente sopra un telo per recuperare il seme. La scalarità della raccolta impone di ripetere l’operazione più volte, fino al completo svuotamento delle capsule. I semi devono essere quindi puliti attraverso l’uso di speciali crivelli: un’operazione molto delicata, che richiede grande esperienza.
Nella tradizione siciliana, il sesamo è un ingrediente importante: si trova nella ricetta di diversi pani, biscotti e insaporisce molte portate. In particolare, il sesamo di Ispica si usa prevalentemente per preparare la cobaita (localmente detta anche giuggiulena), il torrone delle feste, a base di miele, zucchero e sesamo, con possibili aggiunte di scorza di agrumi e mandorle.
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